Abbassamento del colesterolo LDL con terapia statinica in pazienti a basso rischio di malattia vascolare
Le statine riducono il colesterolo LDL e prevengono gli eventi cardiovascolari, ma i loro effetti netti in persone a basso rischio di eventi cardiovascolari restano incerti.
È stata compiuta una meta-analisi utilizzando i dati di individui che hanno preso parte a 22 studi con le statine, versus controllo ( n=134.537; differenza media nel colesterolo LDL 1.08 mmol/L; follow-up mediano 4.8 anni ) e 5 studi con dosaggi di statine più alti verso dosaggi più bassi ( n=39.612; differenza 0.51 mmol/L; follow-up: 5.1 anni ).
Gli eventi vascolari maggiori erano eventi coronarici maggiori ( infarto del miocardio non fatale o decesso per cause coronariche ), ictus, rivascolarizzazione coronarica.
I partecipanti sono stati divisi in cinque categorie di rischio basale di eventi vascolari maggiori a 5 anni in terapia di controllo ( nessuna statina o terapia statinica a bassa intensità ) ( inferiore a 5%, da uguale o maggiore a 5% a inferiore a 10%, da uguale o maggiore a 10% a inferiore a 20%, da uguale o maggiore a 20% a inferiore a 30%, uguale o superiore a 30% ); in ciascun gruppo è stato stimato il rate ratio ( RR ) per una riduzione di 1.0 mmol/L di colesterolo LDL.
La riduzione del colesterolo LDL con una statina ha ridotto il rischio di eventi vascolari maggiori ( RR=0.79, per una riduzione di 1.0 mmol/L ), ampiamente indipendente da età, sesso, livello basale di colesterolo LDL o precedente malattia vascolare, e il rischio di mortalità vascolare e per tutte le cause.
La riduzione proporzionale negli eventi vascolari maggiori è risultata altrettanto grande nelle due più basse categorie di rischio e in quelle più alte ( RR per una riduzione di 1.0 mmol/L dal più basso al più alto rischio: 0.62, 0.69, 0.79, 0.81 e 0.79; tendenza p=0.04 ), che riflette riduzioni significative in queste due più basse categorie di rischio negli eventi coronarici maggiori ( RR=0.57, p=0.0012 e 0.61, p inferiore a 0.0001 ) e nelle rivascolarizzazioni coronariche ( RR=0.52 e RR=0.63; per entrambi p inferiore a 0.0001 ).
Per l’ictus, la riduzione nel rischio per i partecipanti con rischio a 5 anni di eventi vascolari maggiori inferiore al 10% ( RR per una riduzione di 1·0 mmol/L nel colesterolo LDL 0.76, p=0.0012 ) è risultata simile a quella osservata nelle categorie a rischio più alto ( tendenza p=0.3 ).
Nei partecipanti senza una storia di malattia vascolare, le statine hanno ridotto il rischio di mortalità vascolare ( RR per una riduzione di 1·0 mmol/L nel colesterolo LDL 0.85 ) e per tutte le cause ( RR=0.91 ) e le riduzioni proporzionali sono risultate simili in base al rischio basale.
Non sono emerse prove che la riduzione del colesterolo LDL con una statina abbia aumentato l’incidenza di cancro ( RR per una riduzione di 1.0 mmol/L di colesterolo LDL 1.00 ), la mortalità per cause oncologiche ( RR=0.99 ) o per altre cause non vascolari.
In conclusione, nelle persone con un rischio a 5 anni di eventi vascolari maggiori inferiore a 10%, ciascuna riduzione di 1 mmol/L nel colesterolo LDL ha prodotto una riduzione assoluta nel rischio di eventi vascolari maggiori di circa 11 per 1000 in 5 anni.
Questi benefici superano di molto qualunque rischio noto legato alla terapia statinica.
Secondo le attuali linee guida, tali soggetti non dovrebbero essere considerati adatti alla terapia statinica per abbassare i livelli di colesterolo LDL e i risultati di questo studio suggeriscono che potrebbe essere necessario rivedere le linee guida. ( Xagena_2012 )
Cholesterol Treatment Trialists' (CTT) Collaborators, Lancet 2012; 380: 581-590
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