Lojuxta nel trattamento della ipercolesterolemia omozigote
Il Comitato scientifico, CHMP, dell'EMA ( European Medicines Agency ) ha espresso un giudizio positivo sulla Lomitapide ( Lojuxta ) per i pazienti con ipercolesterolemia omozigote, una malattia ultrarara caratterizzata da livelli molto elevati di colesterolo ( colesterolemia: 550-1000 mg/dl, soprattutto sotto forma di colesterolo LDL ).
La molecola agisce da inibitore della MTP ( microsomal transfer protein ), proteina che assembla colesterolo, trigliceridi e proteine a livello epatico.
In questo modo le LDL non vanno in circolo e i livelli di colesterolo scendono in modo sensibile.
Dagli studi clinici è emerso che i livelli di colesterolo LDL dopo breve terapia si dimezzano; in alcuni casi si riducono del 70-80%.
Attualmente i trattamenti disponibili consistono in: dieta ipolipidica, farmaci ipocolesterolemizzanti come le statine alle dosi massime tollerate e la LDL-aferesi.
La LDL-aferesi è un trattamento altamente efficace e consente di raggiungere il target terapeutico ma non di mantenerlo.
I pazienti affetti da ipercolesterolemia familiare vanno frequentemente incontro a interventi chirurgici, per l'apposizione di stent o per altri interventi di cardiochirurgia.
Nononstante le terapie attualmente disponibili, molto pazienti non arrivano a superare i trenta anni di età.
Esistono due forme principali di ipercolesterolemia familiare: la forma eterozigote e quella omozigote.
La forma eterozigote è la più comune ( 1/500 nati vivi ) e presenta valori di colesterolemia che vanno da 220 mg/dl fino a circa 550 mg/dl.
La forma omozigote è molto più grave, ma anche più rara ( 1/1.000.000 nati vivi ) e le persone affette possono avere valori di colesterolemia nel range 550-1000 mg/dl, soprattutto sotto forma di colesterolo LDL.
Questo porta all'accumulo di colesterolo LDL nell'endotelio dei vasi sanguigni e all'avvio del processo aterosclerotico che porta all'aumento consistente di rischio cardiovascolare anche in età infantile.
L’ipercolesterolemia familiare è dovuta ad alterazioni di un gene che contiene le informazioni per fabbricare una proteina nota con il nome di recettore di LDL. Si tratta di una proteina localizzata sulla superficie delle cellule, che è in grado di captare le LDL del sangue e di farle entrare nella cellula, dove vengono scomposte.
A causa dell’alterazione genica, il recettore è prodotto in quantità insufficiente oppure è del tutto assente, e questo fa sì che le LDL si accumulino nel circolo sanguigno.
Sono note nel mondo più di 1.600 diverse alterazioni del gene delle LDL che causano l’ipercolesterolemia familiare, di queste il 20% circa non è rilevabile con alcun test genetico.
In Italia, uno studio ha identificato circa 72 di queste alterazioni.
Nella forma eterozigote è presente una copia normale del gene ( quella derivante dal genitore sano ), mentre l’altra ( che proviene dal genitore affetto da ipercolesterolemia familiare ) è alterata. Il recettore è quindi presente ma è prodotto in quantità insufficiente ( 50% ).
Nella forma omozigote entrambe le copie del gene sono alterate, e il recettore è del tutto assente o molto ridotto ( da 0 a 25% ). ( Xagena_2013 )
Fonte: Aegerion Pharmaceuticals, 2013
Xagena_Medicina_2013