Riduzione del rischio di frattura superiore a 1 anno con una singola infusione di Zoledronato
E' noto come la monosomministrazione annuale di Zoledronato ( Aclasta ) 5 mg per 3 anni consecutivi sia in grado di ridurre l’incidenza di fratture.
Una analisi post-hoc degli studi HORIZON-PFT e HORIZON-RFT ha dimostrato anche come l’efficacia del farmaco superi i 12 mesi di intervallo tra una somministrazione e l’altra, suggerendo come un ritardo accidentale del tempo di re-infusione non pregiudichi l’efficacia antifratturativa complessiva del trattamento.
I bifosfonati costituiscono una classe di molecole uniche dal punto di vista farmacologico, essendo in grado di legarsi inizialmente alla massa minerale ossea per poi essere fagocitati all’interno degli osteoclasti nel corso del processo di riassorbimento osseo ed inibire l’attività di queste cellule mediante il blocco di un enzima chiave della via metabolica del mevalonato, la farnesil pirofosfato sintetasi.
Tra i bifosfonati disponibili Zoledronato rappresenta la molecola della classe con la maggior potenza di inibizione dell’enzima farnesil pirofosfato sintetasi, ed un’elevata affinità per l’idrossiapatite, fattore, quest’ultimo, predittivo di una prolungata durata d’azione del farmaco.
HORIZON-PFT e HORIZON-RFT hanno dimostrato come la somministrazione annuale di Zoledronato 5 mg per 3 anni consecutivi sia stata in grado di produrre una riduzione stabile dei marcatori di metabolismo osseo, un incremento della densità minerale ossea ( DMO ), una riduzione dell’incidenza di fratture vertebrali, non-vertebrali e d’anca rispetto al placebo nelle donne affette da osteoporosi post-menopausale, nonché di ridurre in modo significativo la mortalità nei pazienti di entrambi i sessi dopo frattura all’anca da piccolo evento traumatico.
L'esistenza di dati contraddittori sulla durata dell’effetto di una singola dose di Zoledronato sulla densità minerale ossea e sui marcatori di metabolismo osseo ha indotto a verificare se la somministrazione di Zoledronato a intervalli superiori ai 12 mesi non inficiasse la riduzione del rischio fratturativo.
Sulla base di questi presupposti, sono stati analizzati i dati di Zoledronato dagli studi HORIZON-PFT e HORIZON-RFT, per verificare se la monosomministrazione annuale di Zoledronato fosse efficace sugli endpoint per più di 12 mesi.
Sono stati esaminati 1367 pazienti di entrambi gli studi, che erano stati trattati solo una volta con Zoledronato rispetto a quelli che avevano ricevuto, come da protocollo, almeno tre infusioni di farmaco a cadenza annuale.
Nel corso del periodo di follow-up ( durata media di 18 mesi ), è stata osservata una riduzione del 32% dell’incidenza di fratture nel gruppo trattato una sola volta con Zoledronato rispetto al gruppo trattato con placebo per 3 anni di seguito ( IC 95%= 2-53%; P=0.04 ), paragonabile alla riduzione d’incidenza osservata nel gruppo trattato con il bifosfonato per 3 anni consecutivi ( 34%; IC 95%= 23–43%, P inferiore a 0.0001 ).
La riduzione d’incidenza delle fratture vertebrali è risultata essere più marcata di quella riscontrata nelle fratture non-vertebrali: infatti, nel gruppo in monoinfusione si è avuta una riduzione del rischio di frattura vertebrale morfometrica del 68% a fronte di una riduzione del 69% osservata nel gruppo trattato con tre somministrazioni consecutive annuali di Zoledronato.
Riguardo ai marcatori di riassorbimento osseo, i livelli di PINP ( propeptide del collagene di tipo I del peptide N-terminale ) si sono ridotti del 44% nel gruppo in monoinfusione rispetto al placebo, ( P=0.001 ), ma con una tendenza al peggioramento nell’arco dei tre anni.
Nel gruppo trattato con tre somministrazioni annuali di Zoledronato, la riduzione dei livelli di PINP si è mantenuta per 3 anni.
Sono necessari studi prospettici di dimensioni numeriche adeguate per mettere in discussione le evidenze di efficacia attualmente disponibili con la somministrazione di Zoledronato per 3 anni consecutivi. ( Xagena_2013 )
Fonte: Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, 2013
Xagena_Medicina_2013